Cerca nel blog

Il CALICE di ISKUR
etnologia della vite e del vino

EDITORIALE

Nelle antiche tavole sumere del 5000 a.C. sono rappresentate figure umane che libano vino contenuto in coppe di terracotta, con sullo sfondo grappoli di uva pendenti su tralicci abbarbicati su pergolati.
Durante l’epopea d’oro della civiltà egizia attorno al 3000 a.C., i geroglifici ritrovati all’interno delle piramidi di Giza illustrano come gli abitanti dell’epoca della valle del Nilo fossero in grado di produrre sia il vino sia la birra.
E dunque questa nuova rubrica di Parole e Fotografie ©, Il calice di ISKUR © 2016 Stefano di Stasio, si propone di illustrare il rapporto profondo che lega uomo-terra-vino.
È un rapporto di consanguineità e discendenza antropologica da cui la scelta del titolo della rubrica Il calice di ISKUR © 2016, che illustrerà di volta in volta, tipi di vitigni, curiosità storiche, proponendosi al confine immaginario fra i concetti di storia-agraria-enologia. È inutile nascondere, anzi PeF lo ribadisce con forza, il sostegno ai piccoli produttori, specialmente del Sud, che con orgoglio hanno rifiutato i prezzi e le angherie dei grandi commercianti di vino del Nord, specialmente Veneti, i quali, come turpi capitani di ventura, calavano di anno in anno nelle nostre amate terre a dettare senza vergogna i prezzi del quintale di uva da vino. Oggi, finalmente, tanti eroici piccoli produttori hanno deciso di sottrarsi a questa processo di sfruttamento che troppo spesso replicava la crudeltà e le ruberie dell’invasione piemontese del 1860, ed hanno deciso di vinificare in proprio le uve maturate dalla nostra generosa madre terra del Meridione. Questi piccoli “guerrieri del vino”, sparsi nelle case coloniche all’ombra delle nostre querce e spesso vicino ai nostri fiumi e torrenti nelle valli del Sannio, dell’Apulia, della Lucania e della Trinacria, dominate da fortezze normanne e cattedrali longobarde, costituiscono, a nostro avviso, il fiore all’occhiello, la falce e il martello della magnificenza del Sud, iniziata da Federico II, stupor mundi, l’imperatore degli editti in quattro lingue, arabo, provenzale, latino e ebraico.
E allora, che inizi la rubrica Il calice di ISKUR © 2016, perché il vino è sincretismo di lavoro dell’uomo e linfa di terra, la nostra Terra madre e Signora del mondo.

Stefano di Stasio

Iskur (Sumerian name) in the Mesopotamian mythology is the god of rain and storm.
Fonte: http://www.abutbeirah.com/blog/?p=1660

© 2016 Stefano di Stasio. Ogni riproduzione anche parziale deve essere autorizzata per iscritto dall’autore. Eventuali abusi saranno perseguiti in termini di legge sul diritto d’autore

Nessun commento:

Posta un commento