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sabato 16 luglio 2016

RèG 14.  Via FORIO CALLING.  Intervista ad un giovane ambulante


Vi presentiamo, in questa breve intervista, la storia di Salvatore un giovane del nostro Sud come se ne vedono tanti, ancora senza un'occupazione definitiva. Ma per PeF incontrare Salvatore è stato come rivedere un vecchio amico mai conosciuto prima, il compagno di tante battaglie mai combattute. La positività e la saggezza di questo giovane imprenditore fai-da-te ci ha colpiti, specie quando ha rivelato di aver avuto insieme alla consorte, una piccola bambina dal nome bellissimo che ora ha 1 anno.
Che aggiungere? Che vi possa arrivare, anche una piccola fiammella dell'incendio che spinge, ogni giorno, Salvatore a diventare artefice valoroso del suo destino.

© 2016 Stefano di Stasio
per iPeFl blog Parole e Fotografie



PeF
Buonasera, Salvatore e grazie di aver rilasciato questa intervista a Parole e Fotografie per la rubrica Ribellarsi è Giusto RèG. Ci hai detto che per vivere ti sei inventata la professione di venditore ambulante, di fatto da casa tua ogni giorno vai a vendere sulle strade del centro storico di Napoli. Comincerei se sei d’accordo a chiederti quali erano le tue attività lavorative prima di questa.


SC

Salve in precedenza ero imbianchino presso una ditta, ma ho fatto pure il muratore, falegname, barista, e facevo, e faccio, il tuttofare. Poi ho vissuto di espedienti ma negli ultimi due anni ho iniziato a fare l’ambulante. 



PeF

Prima durante il nostro colloquio mi hai brevemente parlato della tua bella famiglia e del fatto che recentemente tu e tua moglie avete avuto una bambina. Qual è stata la tua emozione rispetto al fatto che, nonostante le avversità della vita, eri stato capace di assicurare la sopravvivenza quotidiana anche al frutto del tuo amore per una donna?


SC

Volere è potere… e se ti impegni e in qualche modo tiri avanti… l’emozione è stata molto forte perché essere padre è una cosa meravigliosa e vale la pena affrontare le mille sfide quotidiane…molti sacrifici, ma lo si fa perché chi é volenteroso ed onesto fa questo ed altro.



PeF

Ti chiedo di quantificare, se possibile, il tuo impegno lavorativo (il numero di ore al giorno dedichi alla tua attività di micro-imprenditore) e il guadagno netto che trai dal tuo lavoro. Lo stato, gli organi regionali e le organizzazioni ecclesiastiche e/o di volontari, ti hanno mai dato una mano nella giungla di tasse e complicazioni per chi in Italia vuole avviare un’attività in proprio?
Qual è il tuo rapporto con le Associazioni Cattoliche?


SC

Lavoro dalle 12 alle 16 ore al giorno e guadagno all’incirca 350-400 euro al mese, se tutto va bene. Ho provato ad informarmi su come lavorare legalmente ma tra scartoffie e lungaggini ci ho rinunciato per non parlare dei troppi soldi che mi costerebbe, soldi che non ho.
Le associazioni cattoliche oltre qualche pacco di pasta non ti danno e dicono che c’è chi sta peggio.




PeF

La storia del Sud sta venendo fuori sempre più prepotentemente, in particolare rispetto alla invasione dei Savoia e di Garibaldi mercenario dei Savoia. Fioccano spettacoli teatrali, libri storici, canzoni ecc. per ricordare le ruberie, i massacri e le rappresaglie dell’esercito Sabaudo. Come sai in 5 anni di resistenza dei nostri patrioti (1861-1865), i Piemontesi sterminarono circa 100000 donne, uomini, vecchi e bambini nel meridione che si ribellava alle loro gabelle e razzie.
Tu che cosa ne pensi?


SC

Sinceramente ero troppo giovane per ricordare. Purtroppo le loro ruberie di allora le rivediamo anche oggi nel mondo, con la scusa della pace derubano, sottomettono, umiliano e uccidono povere persone.



PeF

Salvatore, quello che colpisce è la tua giovane età e la capacità con cui ti sei creato una piccola attività commerciale, se pure sui generis. Quali sono i sogni che fai per te e la tua famiglia?


SC

Spero di trovare un buon lavoro oppure di riuscire a mettere qualcosa da parte per aprire qualcosa in proprio, di far studiare mia figlia in modo tale che lei sia costretta a fare una vita come la mia, di vivere serenamente ed onestamente, pure se con molti sacrifici. Magari un giorno di comprare una casa tutta nostra e vivere una serena vecchiaia.



© 2016 Stefano di Stasio
per il blog Parole e Fotografie






sabato 2 luglio 2016

RèG 13.   DOPO MORTI: le catacombe dei Cappuccini


® © 2016 Stefano di Stasio

Pace e bene.
Salutato il monaco, discendo nello stretto cunicolo. Dopo alcuni metri di dislivello, l’ambiente si apre in una spelonca.
NO FILM, NO FOTO. E’ il cartello in bella evidenza all’inizio della passerella fatta di vetro. Si passa su un ambiente con il pavimento fessurato. A entrambi i lati del passaggio cominciano a vedersi i primi frati esposti. Si vede che il frate piu’ antico che e’ affacciato sul corridoio e’ un tale frate Silvestro da Gubbio, non e’ di Palermo e risale al 1599. Le mummie sono in piedi appoggiate a delle piccole nicchie ricavate sulle pareti e trattenute con del filo di ferro. Molti frati portano un pezzo di fune appoggiata al collo che scende sul davanti aperta. E’ il segno della penitenza. Nello stesso corridoio cominciano le mummie delle persone non religiose. Sono tutte vestite negli abiti dell’epoca. Hanno il corpetto e le scarpe. Di molti si vedono i capelli. Sul corridoio ci sono delle casse da morto aperte di lato con una rete davanti, nelle quali si vedono altre mummie. C’e’ l’ingresso di una stanza con sopra scritto “colatoio”. I morti venivano lasciati la’ dentro per circa otto mesi, poi venivano lavati con aceto e quindi rivestiti e esposti. Su ciascun cadavere c’e’ un cartellino, spesso fatto da un foglio scritto a matita che riporta qualche informazione. Dopo il corridoio dei cappuccini, si intravede un altro cartello “I professionisti”. Cosi’ mi rendo conto che anche da morto non tutti sono uguali. Medici, avvocati, pittori, ufficiali avevano ottenuto il permesso di essere sepolti nel cimitero dai Superiori Generali dell’Ordine. Si spunta in un incrocio con una cappella di fronte chiusa da una cancellata. Capeggia la scritta “ …seguono l’agnello dovunque vada, sono vergini…”. Mi rendo conto che si tratta di donne non sposate, appunto illibate e vergini. Sono vestite di abiti bianchi. Davanti alle vergini sono esposte le piccole mummie di alcune bambine. Tra queste una in particolare perfettamente conservata, Rosalia Lombardo morta nel 1920. Il merito della imbalsamazione della salma fu di un medico palermitano, tale dott. Solafia. Palermo era stata araba per centinaia di secoli. La tradizione degli alchimisti arabi era lunga e costellata di scoperte. Molti elementi erano stati scoperti da alchimisti arabi. Nelle epoche successive Palermo aveva dato i natali al conte di Cagliostro. Il dott. Solafia aveva messo a punto una procedura di imbalsamazione con la quale iniettava delle sostanze chimiche nei cadaveri. Aveva portato con se’ nella tomba il segreto delle sue scoperte a riguardo. Nel corridoio vedo adagiati in orizzontale due ufficiali con la divisa dell’esercito borbonico. Poi il corridoio degli uomini. La’ ci sono mummie di persone morte a tutte le eta’ compresi dei bambini di pochi mesi. Si vedono alcune bruciature. La cripta era stata bombardata nel marzo del 1943. Dopo di questo bombardamento molte teche di vetro erano andate distrutte. Da allora l’ingresso alle catacombe, dietro la sacrestia della chiesa, era stato spostato all’esterno dove e’ attualmente. Poi c’era stato un incendio nel marzo 1966. Trasversalmente c’e’ un corridoio dedicato ai sacerdoti. I cappuccini avevano deciso di tenerli separati dalle loro sepolture. I sacerdoti sono disposti in orizzontale all’interno di casse aperte da un alto. Le loro vesti sono ricche e preziosi i loro copricapi. Si tratta di vescovi e porporati nelle loro vesti originarie. Tutti hanno eleganti pianelle che spuntano sotto l’abito talare. Di tutte le mummie erano tre quelle che mi avevano colpito di piu’. Una era un uomo, in piedi con il busto incurvato da un lato e la bocca aperta, come se stesse guardando qualcosa di orribile da lontano e volesse gridare il proprio terrore per avvertire gli altri. L’altro era la mummia piu’ antica Fra Silvestro da Gubbio. Aveva le mani grandi e disgiunte lungo il corpo. Gli altri frati erano posti di solito con le mani incrociate sul davanti. La terza era una donna e un uomo vicini e in piedi. La donna era rivolta all’uomo e pareva parlasse. L’uomo aveva il capo leggermente reclinato in avanti, sembrava ascoltare cosa dicesse la donna. Doveva essere qualcosa di terribile, perche’ la donna aveva un aspetto serio e l’uomo, benche’ mummificato, sembrava addolorato. Infine mi aveva colpito una scritta, riportata vicino a due mummie di uomini e quella di un bambino. Ricordavano di un tale vissuto nell’ottocento fino alla veneranda eta’ di 85 anni. Vicino c’era la mummia del figlio morto a 25 anni. Accanto quella del nipote morto a pochi mesi.
NO FILM, NO FOTO.
Riguadagno l’uscita, saluto il frate cappuccino. Ridiscendo verso la porta Nuova.
Rileggo su l’ennesimo cartellone pubblicitario la frase:
“… tantu a calari
RU FILA
RI PASTA

Un ci voli nenti…”.




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