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sabato 3 dicembre 2011

Ritratti di una cubista


L’impresario. Ho creato io Melania. Era una ragazza di provincia, parlava sempre troppo, era incontenibile. Aveva sempre la maledetta abitudine di interrompere le mie conversazioni con gli amici che contano. Sta’ zitta una volta tanto, quanto sei oca! Per fortuna hai tutte le carte in regola, e anche il resto. Farò di te una star.

La madre di Melania. A scuola era timida. Le maestre mi parlavano spesso di quella sua difficoltà a rispondere quando veniva interrogata. Le si bloccava la parola in gola. Pronunciava la "s" come una "ch" e la "r" come una "l". Mi ricordo che la portai anche a fare una visita da un famoso specialista che le prescrisse delle sedute di logopedia.

Ma quanto sei sfacciata! Pur di farti riprendere da una telecamera andresti a letto anche con un morto. Aspetta un momento sto parlando con un mio amico. Cercheremo di organizzarti uno spettacolo un po’ particolare. Mi hai detto che ti piace fare la lap dance. Vediamo…

Non ti dico poi con i ragazzi. Era completamente imbambolata. Io le dicevo, Melania ma cosa vuoi che sia! Chiamalo a telefono questo benedetto ragazzo se ti piace così tanto. E invece niente, diventava rossa, poi cominciava a saltellare sul posto e urlava No, non ce la faccio, non ne sarò mai capace. Mi preoccupai, si sa oggi è meglio che le figlie crescano spregiudicate, è duro farsi strada. La portai da uno psicologo. Melania ci andò controvoglia. La faceva parlare, le chiedeva del padre. Dopo qualche seduta, mia figlia mi disse che l’odiava. Un giorno mi buttò in aria tutti i piatti buoni e mi disse: "Che cosa vuoi da me? Sono timida! Lasciami in pace".

Ecco mi sono messo d’accordo con il Puppi. Lui è uno che conta, conosce deputati e vip. Abbiamo organizzato uno spettacolo alla discoteca "L’Étoile". Sei contenta? Ti credo, è l’ambiente più chic della città. Industrialotti, trafficanti. Gente con la grana. Là è facile fare qualche "servizio" e mettersi in tasca, o meglio nelle mutandine, biglietti da cinquecento euro. Che culo che hai! E dire che ci sono tante come te che ci provano per anni a entrare in certi ambienti. Mah! Forse al Puppi sarà piaciuta la tua foto, quella con il capezzolo destro coperto dall’ombra dell’orchidea. O forse gli piace la tua voglia di caffè sulla coscia all’altezza dell’inguine. Che ne so? Puppi è un cocainomane, non sono nemmeno sicuro che ci veda bene, è sempre fatto!

Figuratevi che Melania ha sempre rifiutato di farsi fotografare. Alle feste di compleanno era gentile e scherzosa con tutti, ma appena spuntava una macchina fotografica scappava via e non si poteva ritrovarla più. Mi viene da ridere. Noi abitavamo in campagna a quell’epoca e avevamo una specie di fattoria con gli animali. Beh, una volta andai a riprenderla nel fienile. Era nascosta sotto la paglia e non veniva fuori. Quando poi le mostrai la macchina fotografica aperta con il rullino che prendeva luce e mosche, si decisa a venire via con me. Come rimasero male i cugini!

Allora ci siamo, baby! Ti sei depilata? Bene! Ora devi mostrare tutto il sesso che hai in corpo. Là fuori la gente è calda, ha già bevuto. Non è difficile. Ma devi andarci piano. Muoviti bene e ondeggia il bacino mentre giri attorno al palo. Sono fatti di alcool e di coca. Devi stuzzicarli. All’inizio ti copriranno di fischi. Ti vogliono nuda in fretta. Fregatene! Vai piano e lentamente. Mi raccomando il seno. Non scoprire insieme le tette. Prima una e poi l’altra. Fai finta di volerti proteggere. Questo li manderà in bestia, sono dei pervertiti. Poi lentamente avvicinati al bordo della pedana e lascia che ti infilino le banconote da cento euro negli slip. Non preoccuparti. Un uomo che paga non è un uomo vero. La banconota è una protesi! Quelli che ti danno soldi non te li ritroverai in camerino dopo.

Dopo la prima comunione, il parroco don Lorenzo, mi propose di far partecipare Melania al coro della messa della domenica. Andavamo in una cappellina di campagna dedicata a S. Maria degli Angeli. C’era una maestra di canto, una anziana zitella che si chiamava Leonilde Soprano. Era molto severa. Melania si disperava quando la maestra le rimproverava di non aver ben intonato un attacco nel coro oppure di essersi soffiata il naso. La domenica era sempre nervosa Melania. Salivano sul soppalco della cappellina e cominciavano a cantare. Il soppalco era sopra l’ingresso della chiesa di fronte all’altare. La signora Leonilde distribuiva occhiate severe mentre don Lorenzo alzava gli occhi aspettando con ansia che iniziassero il canto e con timore che lo terminassero completamente. Penso che anche don Lorenzo fosse ossessionato dalla signorina Leonilde.

Sei grande! Vai continua così. Stanno dando di matto. Guarda quello lì, si è messo in ginocchio davanti alla pedana. Vuoi vedere che hai fatto il miracolo? Secondo me non gli veniva duro da tre anni! Povera moglie. Girati, girati, fai vedere le chiappe, così! Cacchio, come sbavano. Lo sapevo, a questi impotenti piacciono le ragazze di provincia. Si ricordano di quando erano giovani e andavano a fare bagordi nelle feste di paese. Con le auto di grossa cilindrata dei genitori. Brutti bastardi! Era facile per voi farle cadere ai vostri piedi. Mica come me, che avevo una vespa e per di più con una ruota anteriore ovale, a furia di prendere fossi.



© testo e foto di Stefano di Stasio

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