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mercoledì 7 dicembre 2011

PAROLA DI SCAMBIO: Ritratti di una cubista


Prosegue la rubrica "Parola di scambio" che riporta in cronaca le impressioni da parte di voi lettori su "Ritratti di una cubista" pubblicato nel post che precede questo.
Una finestra socchiusa sul significato di identità della persona che sembra sfuggire nelle relazioni fra simili. Un inquietante punto interrogativo sui rapporti all’interno del nucleo parentale rispetto a quelli all’esterno di esso, nella società dello sfruttamento e del sesso esibito. Una riflessione, quella che propone "Parola di scambio", che muove dal narrare di un testimone immaginario e che può appartenere a tutti noi. Un racconto sussurrato a voce  roca sulla scia di quel disagio quasi "tattile" che si prova esplorando  pieghe invisibili e dinamiche di mercimonio di una società distratta.
Grazie a Mirko, Veronica e Nina, gli autori delle recensioni riportate in questa edizione, per la sensibilità e la condivisione di questo racconto che viene proposto sempre come spunto di discussione. Chi volesse dire la sua può contattarmi, i numeri della rubrica "Parola di scambio" sono sempre aperti per altre impressioni o commenti ex-post da parte vostra.

Il racconto "Ritratto di una cubista" è in archivio di Parole e Fotografie al link:
http://paroleefotografie.blogspot.com/2011/12/ritratti-di-una-cubista.html


MIRKO GIACCHETTI
Un Picasso in fiamme ti può andare? Happy Feet - Paolo Conte.
Quando ho letto il titolo del racconto di Stefano di Stasio, ho pensato ad una biografia di una pittrice; una donna sommersa dalla marea maschilista di pittori… Sin dalle prime righe mi sono dovuto ricredere. La cubista di cui si parla è un’ "artista" del ballo. La breve biografia orale adottata per raccontarci chi è Melania, non ci permette di conoscere il personaggio. I narratori ci danno un’immagine diametralmente opposta della dancer. I due caratteri - la definizione metafisica dell’anima di Melania- sono costruiti attraverso i ricordi dalla madre e la monetizzazione dall’impresario. I due ritratti non combaciano, eppure il protagonista è uno. Mi chiedo: qualcuno dei due narratori conosce il materiale che, presume, di aver modellato? La madre conosce la figlia? L’impresario conosce l’artista? Direi di no. La madre ci descrive una bambina, l’impresario un bancomat… Il racconto ci obbliga a riflettere su quanto i due conoscano la cubista. Premiamo con la simpatia l’affetto e la tenerezza della madre e biasimiamo l’avidità con cui l’impresario sfrutta la ragazza. Mi chiedo: ma ognuno di noi non è contemporaneamente madre e impresario? Tutti noi, non abbiamo delle immagini di noi stessi e degli altri, dietro a cui scompare la reale essenza del soggetto e su cui riversiamo i nostri sentimenti e i tornaconti? La radice delle illusioni e delle delusioni è nell’equivoco della conoscenza esatta che pretendiamo di avere. Si apre la via dello Zen e della Meraviglia. Lasciare che le cose ci vengano incontro per quello che sono. È impossibile? Per i reclami dobbiamo rivolgerci a Stefano; con i suoi racconti ci obbliga a sfogliare la realtà, a confrontarci con quelle contraddizioni quotidiane che sfuggono ad uno sguardo superficiale. Nei suoi scritti spesso ricerca le radici, la storia da cui nasce l’essenza stessa delle cose che ci assediano. I suoi scritti sono l’invito a cui non si può mai dire di no.


VERONICA DI GIRONIMO
Protagonista del racconto é Melania, una ragazza di provincia timida e insicura, caratterizzata da una bellezza sfacciata facile da vendere. Intorno a lei lo squallido ambiente della provincia, i pomeriggi in parrocchia come unica evasione e la difficoltà di fare amicizia che caratterizza la sua giovane età.
Melania é la protagonista della vicenda, ma non parla mai. Raccontano di lei, con grande enfasi e sicurezza, l'impresario e la madre, descrivendo la ragazza dal loro punto di vista. Per la madre, Melania è timida, incapace di crearsi un futuro, di fare le giuste scelte, ci penserà lei a farla uscire dall'anonimato della provincia e a renderla felice. L'impresario ne parla in modo superficiale, Melania è solo merce da vendere, nulla di più. E nello squallore dei locali notturni, popolati da uomini soli e smaniosi di sesso, si perde l'autenticità della ragazza e il suo desiderio di vivere.
Racconto dai toni forti, a tratti amaro, lascia il lettore come spettatore impotente di una quotidianità molto spesso ignorata. Mi ha colpito molto l'abilità dell'autore nel descrivere i personaggi che ruotano attorno alla protagonista, la loro bassezza d'animo, l'ignoranza, ma soprattutto la modalità con cui ci parla della protagonista, lasciando trapelare il suo disagio e la solitudine.


NINA PENNACCHI 
… In che modo è successo? Quando? Cosa l'ha fatta cambiare così? E soprattutto, è cambiata davvero, Melania? Perché magari la ragazza di cui parla l'impresario, e di cui parla la madre, è la stessa. Forse non è cambiata affatto. Si nascondeva allora; si nasconde anche adesso, in modo molto più profondo, mentre si spoglia per chi non la conoscerà mai…

La recensione completa di Nina è sul sito:
http://www.braviautori.com/ritratti-di-una-cubista.html


Il numero precedente della rubrica "PAROLA DI SCAMBIO: Tumán", una cruda storia d'amore fra due insoliti protagonisti, lo potete trovare qui:
http://paroleefotografie.blogspot.com/2011/10/parola-di-scambio-tuman.html


 


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